Pensavo fosse amore
Il tuo capitolo rimane chiuso, fermo, non riesco a scriverlo, le parole mi si fermano in bocca e si accasciano sulle dita. Non riesco proprio a capire come ho potuto amarti, come tu abbia potuto sfiorare la mia pelle mentre mi ferivi nell’animo.
Una bugia alla volta hai scavato nella mia vita, una umiliazione alla volta hai sacrificato il mio amore. È stato come sbattere contro un muro e mentre il mio naso sanguinava disegnavo dolore sulle pareti.
Ho trascinato una speranza cercando nei tuoi occhi un mare calmo, ma quello che mi davi era un faro a cui impalare il mio dolore. Sembra una storia lontana, un cantico tra i cantici, e nella fede cerco una preghiera che mi riporti a riva.
Ho paura che un giorno, mano nella mano al mio futuro la tua ira mi toglierà la vita, ho paura che un giorno il conto sarà un sacrificio di carne. Una canzone, mi fa camminare tra le strade buie e di luce della città, e mi sento ai margini dei sorrisi che popolano le vie. Di fronte a quei luoghi in cui abbiamo camminato mi sento sprofondare. Senza luogo o patria del cuore vorrei solo scomparire.
Mentre sfoglio un quotidiano al mattino e tra le pagine, alla voce cronaca, trovo quell’articolo, mi si forma una espressione contratta sul volto. Lei una vittima, non c’è l’ha fatta, forse i giornali per qualche giorno ne parleranno, poi niente, resta alle famiglie l’assenza. Ma quello che più mi inchioda è la paura, che un giorno, quando ho abbassato la guardia e mi è sfuggito un link alla località in cui vivo, su quel giornale ci finisco io e quell’assenza diventa la mia.
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